Il condominio, avvicinatore sociale

La vita di tutti è cambiata, o per lo meno sta cambiando. Il male della nostra epoca è che siamo arrivati ad un punto in cui il contenuto è più voluminoso del contenitore. Il troppo stroppia, come si dice. Il vaso della società politica e civile ha esondato e si sta sgretolando. Si è alterato l’equilibrio su cui si reggeva il fragile “castello di carta” del sistema delle libertà, spostandone l’area, in cui esse si esercitano, su due piani falsati: quello globale, dove libertà economiche e informazione agiscono senza controlli, e quello nazionale, locale, dove sopravvivono – ma più deboli ed indifese – tutte le altre libertà. Per fortuna, noi italiani, nella tragedia che ci sta attraversando, ci stiamo riscoprendo un popolo unito anche nella convivenza, forzata, che limita la nostra libertà fra le “quattro mura”. Penso a quelle persone che vivono in un condominio, in un palazzo, in uno stabile, chiamatelo come volete. Che io, da ex pentito, ho sempre considerato un luogo istruttivo. Il condominio oggi ha ammorbidito i cuori, si è riscoperto il luogo dove si sta bene con gli altri, la piazza civile dove ritrovarsi. Il durismo condominiale è morto. Se prima il condominio era il luogo in cui ci si chiudeva per non vedere nessuno, per sospettare, per protestare, dove la vicinanza con gli altri diventava una fonte di irritazione, oggi è cambiato. La convivenza in condominio non è più incubatrice di deliri. Ha ripreso la sua carica sociale emotiva. Non danno più fastidio i rumori oltre il muro, gli ascensori che non arrivano, lo sgocciolio dei balconi, i cigolii della notte. Il condominio non è più un luogo del controspionaggio. Ci si saluta, ci si parla di nuovo fra condomini: c’è connessione, c’è complicità d’intesa, anche. Gli animali d’appartamento, cause di diatribe infinite, sono diventati complici di alleanze tra vicini per uscire a turno in cortile e prendere una boccata d’aria. Da palestra di diffidenza il condominio si è trasformato in palestra di confidenza. Avamposto per scambiarsi informazioni e, alla bisogna, anche alcuni beni primari come sale, zucchero, pane, farina, uova, latte, caffè…. Il condominio si sta dimostrando un esemplare interessante di solidarietà continuata, con i gesti naturali che riempiono la vita delle persone. In questo momento particolare c’è senso di appartenenza, si fa squadra. Spero vivamente però, che nessuno pensi di liberare il proprio ego creativo per inventarsi delle mascherine col logo del condominio, come tendenza vuole, per dare al prossimo un maggiore segnale di esistenza e di presenza all’interno di questa giostra.

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