Alpino di Dio

C’è una  polemica che da giorni occupa un certo spazio tra i media circa l’adunata che ha visto sfilare 100mila penne nere a Rimini. Il collettivo femminista “Non una di meno”, ha accusato gli alpini di molestie nei confronti delle donne riminesi al grido di “alpino molesto, se mi tocchi ti calpesto”. Mi piace stemperare questa notizia raccontandovi che anche io 40 anni fa sono stato un alpino, forse anche allupato tenuto conto dell’età di allora e non certo per una questione di appartenenza ad un corpo militare invece che un altro. Si, sono stato  un alpino, caporale istruttore, 2° scaglione ‘82. Ero di servizio al “Battaglione Alpini Mondovì” di Cuneo, 103sima compagnia. Mi ricordo che nel  gennaio del 1982 – avevo ancora 18 anni – mi arrivò la “cartolina” di reclutamento che mi colse di sorpresa. Sarei partito di lì a poco, il 14 febbraio, San Valentino, destinazione Cuneo: 45 km da casa. Nella sfiga che bello come il sole i miei 19 li avrei compiuti in divisa dentro una caserma da qualche parte, che essendo il quarto dei figli maschi mi toccava assolvere alla leva come i miei due più fratelli più grandi mentre quel paraculo di mio fratello Beppe che era il terzo maschio non so per quale regolamento o legge in vigore all’epoca  lo avevano congedato perché due della famiglia avevano già dato, la mia vicina destinazione a Cuneo mi rendeva  abbastanza ottimista. Da uomo di mondo, come diceva Totò di quelli come me che hanno fatto il militare a Cuneo,  il mio servizio militare tra le penne nere si è consumato un po’ come una commedia all’italiana….. La mia destinazione a Cuneo, come anche il ruolo di Caporale Istruttore, erano stati decisi direttamente da Roma. Ma io non lo sapevo. Quell’uggioso e freddo 14 febbraio ’82 fui scaricato sul portone di ingresso della caserma da un amico “esaurito”, appena pre-congedato, che mi aveva accompagnato. Non appena scesi dalla sua macchina mi salutò con il gesto dell’ombrello provocandomi con un bel “vaffanc… adesso sono tutti c…. tuoi” . Non ebbi neanche il tempo di elaborare il fatto che un altro mio amico di Bra, più vecchio di un anno, all’epoca furiere di ruolo nell’ufficio del plotone comando della stessa caserma e registrava le “cartoline destinatarie” delle reclute, mi venne incontro dicendomi che avevo avuto culo e che la mia cartolina recitava così: Maurizio Di Dio, Caporale Istruttore, Caserma Centro di Addestramento Reclute “Battaglione Alpini Mondovì” di Cuneo. Il mio amico furiere mii aveva però anche messo in guardia che sarebbe stato difficile per me mantenere quella “posizione” se non fossi stato raccomandato. Raccomandato? Ma che significa? Io? E da chi? Mi feci spiegare l’andazzo e capii meglio. Mi spiegò che la  ragione per cui  mi fu assegnato quell’incarico fu per quello che uscì fuori dal colloquio-esame-test attitudinale che mi fecero alla visita medica di leva. Dicendomi anche che il più delle volte però le raccomandazioni erano più forti delle assegnazioni ufficiali. Solo in quel momento ricordai che alla “visita medica” avevo compilato il questionario in un batter d’occhio e che durante il “colloquio” avevo sciabolato “una bella faccia tosta”, e “un’interessante  velocità di elaborazione cognitiva”, come mi dissero allora i miei graduati esaminatori. Sta di fatto che dopo una settimana di addestramento “normale”, una mattina, dopo l’alza bandiera, i comandanti dei tre plotoni della mia compagnia chiamarono fuori dal gruppo  6 reclute che avrebbero dovuto fare il Corso di Allievo Graduato Istruttore, (A.G.I.i), chiamandoli per nome e cognome. Io non ero compreso! Dopo che ci spiegarono che da quel momento quei 6 avrebbero fatto un addestramento “particolare” a parte per diventare caporali istruttori, con fare sicuro mi avvicinai al comandante per chiedergli un colloquio privato. Mi accolse di lì a poco nel suo ufficio dove gli dissi fiero quel che sapevo circa la mia destinazione e il ruolo assegnatomi da Roma e chiedendogli come mai io non fossi parte dei 6 A.G.I. Alla sua domanda su come facevo  a conoscere certi argomenti gli risposi che era per via di chi mi aveva raccomandato…., che aveva molta attinenza col mio cognome….. Da lì in poi per un bel po’ di minuti, tra lui e me iniziò il balletto su chi fosse il mio raccomandante…. Lui: Prelato? Io: ehhh…  Lui: Vescovo? Io: di più…. Lui: Cardinale? Io: di più…., lui: ma Lui proprio Lui? Io: ehhh…. E ancora lui: ma Lui, Lui?, facendo rimbalzare la mano aperta sul capo… Io: ehhhh!!!  E mi congedai così dal suo ufficio. Dieci minuti dopo fui chiamato dal comandante degli A.G.I. per raggiungere gli altri 6. Fu così che iniziai anche io l’addestramento particolare, diventando di lì a poco caporale istruttore…. Concludo dicendovi ancora che sulla mia “celeste” raccomandazione giocai bleffando tutto l’anno…. Così che il mio servizio militare a Cuneo volò leggero…. Ma questa è un’altra storia!

 

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